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La seconda vita delle cose. Pietra, metallo, plastica

Museo nazionale Zurigo | 14.6.2024 - 10.11.2024
Data di pubblicazione 13.6.2024

Riparazione, riutilizzo e trasformazione: una nuova mostra al Museo nazionale Zurigo passa in rassegna i metodi dell’economia circolare, dall’età della pietra fino ai nostri giorni.

Benché la nozione sia relativamente recente, l’economia circolare è esistita fin dall’inizio della storia umana. Anche i nostri antenati producevano rifiuti e inquinavano l’ambiente. Ma prima dell’odierna società dell’usa e getta e del consumo, il modo in cui venivano gestiti gli oggetti e le risorse era dettato da penuria e scarsità. Per quanto possibile, gli oggetti venivano riciclati, riparati, adattati e riutilizzati.

La mostra espone oggetti che sono stati rappezzati, riutilizzati e tramandati per generazioni, contribuendo a promuovere la consapevolezza dell’importanza della seconda vita delle cose.

Pratiche di riconversione di materiali sono documentate già nell’età della pietra. Le lame di selce o le asce di roccia danneggiate non venivano buttate via, ma adattate in modo da poter essere riutilizzate. Più tardi, furono vasi, gioielli, utensili o sculture in bronzo a essere raccolti in depositi e fusi per produrre, ad esempio, monete e armi. Altri oggetti, invece, sono rimasti immutati e sono stati tramandati e utilizzati di generazione in generazione. È il caso, ad esempio, di una culla risalente al XVII secolo, che probabilmente è stata il giaciglio dei primi sonni di tantissimi membri della famiglia Waser di Zurigo.

Prima della produzione industriale di massa, anche i tessuti venivano utilizzati fino a quando non cadevano a pezzi e divenivano inutilizzabili. I padroni di casa passavano i loro abiti ai dipendenti, dopodiché i brandelli di tessuto venivano utilizzati come stracci, per la produzione di carta o anche come carta igienica. Allo stesso modo, dopo essere stati utilizzati dai nobili, gli indumenti particolarmente preziosi conoscevano una seconda vita nelle chiese e nei monasteri, dove diventavano paramenti liturgici, vesti mariane, tovaglie d’altare o venivano utilizzati per avvolgere le reliquie.

Prima del XX secolo, la scarsità delle risorse è stata la forza trainante dello sviluppo di strategie di riciclo, riutilizzo e trasformazione. Oggi, al contrario, sono la sovrapproduzione e l’inquinamento a costringerci a riflettere sull’economia circolare. Opportunità inedite possono giungere dallo sviluppo di nuove tecnologie: la rete permette di scambiare e rivendere oggetti usati. Gli stilisti di moda contemporanei valorizzano vecchi articoli o utilizzano materiali di scarto per creare nuovi abiti e accessori.

Anche la mostra non manca di dare il proprio contributo. Molti materiali provengono da esposizioni passate e potranno essere riutilizzati in occasioni future. La mostra potrà essere visita al Museo nazionale Zurigo dal 14 giugno al 10 novembre 2024. Si sposterà poi al Forum della storia svizzera Svitto, dove rimarrà dal 7 dicembre 2024 al 27 aprile 2025.

Immagini

Piatto

Questo piatto in ceramica, che si era spaccato in due, è stato riparato utilizzando graffette metalliche. Per prima cosa sono stati praticati dei fori per fissare le graffe. I fori e le fessure potevano poi essere sigillati con mastice. Già in epoca preistorica, i recipienti in ceramica erano riparati in modo simile. Langnau im Emmental BE, circa 1800–1830.

Museo nazionale svizzero

Statuetta di Venere

Sculture come questa ornavano un tempo le ville private. Probabilmente si era rotta o non corrispondeva più ai gusti dei proprietari. Finì come materiale da costruzione nelle mura del castrum tardoromano di Augusta Raurica. Kaiseraugst AG, 200–260 d.C., pietra calcarea.

Museo Augusta Raurica, Augst

Occupazioni serali

In un’abitazione rurale la sera: diverse persone riunite intorno al tavolo familiare sono impegnate in tipiche mansioni del dopo lavoro. Due donne sono occupate in lavori femminili: una cuce e l'altra fila. Due uomini riparano degli attrezzi: intagliano e montano nuovi rebbi in legno per un rastrello. Stampa, probabilmente Jakob Kaiser, prob. Lucerna, 1850 circa.

Museo nazionale svizzero

Tempi di crisi

Durante la Prima e la Seconda guerra mondiale gli oggetti sono stati riutilizzati il più possibile. Le organizzazioni femminili, in particolare, hanno fornito un contributo importante alla raccolta di materiali riciclabili. Donne della “Frauenzentrale” di Zurigo alla campagna di raccolta per le famiglie numerose, Zurigo, 1943.

Museo nazionale svizzero / ASL

Amo da pesca

Un amo non proprio corrente: la testa decorativa a forma di vaso indica che era in origine uno spillone per indumenti (fibula). Nell’età del Bronzo, tali spille erano utilizzate come gioielli e servivano per fissare mantelli, cappe o altri capi d’abbigliamento ampi. Zurigo-Alpenquai ZH, circa 900 a.C.

Museo nazionale svizzero

Sculture in movimento

L'artista svizzero Jean Tinguely raccoglie oggetti da sfasciacarrozze e discariche e li utilizza per le sue creazioni artistiche d’ispirazione dadaista. La maggior parte delle sue sculture è munita di un motore elettrico che le muove e, come elemento essenziale della sua arte, emette anche suoni. Heureka, scultura in rottami di ferro, Jean Tinguely (1925-1991), Zurigo, 1963-1964, fotografia.

Museo nazionale svizzero

Raccogliere i rifiuti

Il grafico Hans Anton Tomamichel (1899–1984) è stato incaricato dall’Ufficio per la gestione dei materiali usati di ideare delle tavole informative. Mediante tubi di latta, scatole di conserva, tessuti e ossi, ha illustrato le grandi quantità delle varie materie prime che prima della guerra finivano tra i rifiuti e che ora dovevano essere recuperate. «Raccogliere rifiuti e materiali usati», progetto, Hans Anton Tomamichel, 1939/40.

Museo nazionale svizzero

Copriletto

Questo frammento di copriletto con tre strati di tessuto sovrapposti ricorda epoche estremamente parsimoniose, quando non si buttava via nulla nonostante la sensibilità alla moda. Era scontato rammendare queste coperte con scampoli di stoffa e ricucirle poi varie volte quando il tessuto era liso. Frammento di coperta, India e Francia, diverse manifatture, XVIII/XIX secolo, cotone stampato, indiana.

Museo nazionale svizzero

Uniformi

Questa raffigurazione del 3° reggimento svizzero durante le guerre napoleoniche mostra che anche le uniformi militari venivano rammendare. L'ufficiale sulla destra indossa pantaloni grigi e logori con toppe sul cavallo e sulle ginocchia. La sua giubba è sbiadita. Disegno a mano, 1808 circa.

Museo nazionale svizzero

La seconda vita degli oggetti. Pietra, metallo, plastica

Visuale della mostra

Museo nazionale svizzero

Abito di alta moda

Questo abito è una creazione dello stilista vallesano Kévin Germanier. Noto a livello internazionale per la sua moda glamour riciclata, lavora con stoffe, perline e paillettes che sono state scartate per esubero o imperfezioni. Look 27, Kévin Germanier (* 1992), Parigi, Francia, Collezione primavera/estate 2023, paillettes riciclate, perline, plastica, PVC, legno, vetro, resina.

Museo nazionale svizzero

Abito di alta moda

Questo abito è una creazione dello stilista vallesano Kévin Germanier. Noto a livello internazionale per la sua moda glamour riciclata, lavora con stoffe, perline e paillettes che sono state scartate per esubero o imperfezioni. Look 27, Kévin Germanier (* 1992), Parigi, Francia, Collezione primavera/estate 2023, paillettes riciclate, perline, plastica, PVC, legno, vetro, resina.

Museo nazionale svizzero

Sguardo sulla mostra

© Museo nazionale svizzero

Sguardo sulla mostra

© Museo nazionale svizzero

Sguardo sulla mostra

© Museo nazionale svizzero

Contatto per la stampa e Museo nazionale svizzero

+41 44 218 66 63 medien@nationalmuseum.ch