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Nel XVII secolo le indiane – tele di cotone stampate e dipinte provenienti dall’India – diventano un articolo commerciale molto ricercato in Europa. Le manifatture occidentali, tra cui numerose aziende svizzere, iniziano a produrre imitazioni di questi pregiati tessuti che presto si trovano ovunque. La mostra al Museo nazionale racconta la storia della produzione tessile, si concentra sull’eredità coloniale e ripercorre le rotte commerciali tra India, Europa e Svizzera. Meritano particolare attenzione le molte splendide stoffe esposte, tra cui pregevoli prestiti provenienti dalla Svizzera e dall’estero.
Il Museo nazionale Zurigo offre una varietà di eventi e visite guidate.
App «Landesmuseum»
Con l’app gratuita «Landesmuseum» potete ascoltare le audioguide delle mostre direttamente sul vostro smartphone e sarete dunque accompagnati all’interno del museo da una guida innovativa.
Visite guidate sono possibili fuori dall'orario di apertura: lunedì – venerdì tra le ore 9.30 e le ore 19.45. Sabato e domenica tra le ore 10.00 e le ore 17.00.
Iscrizione: |
due settimane in anticipo |
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Durata: |
60 minuti, altre offerte su richiesta |
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No. di partecipanti: |
25 persone al massimo |
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Costi: |
CHF 180 per la visita guidata, più l’entrata a tariffa ridotta di CHF 10 per persona. Ingresso libero per bambini e ragazzi fino ai 16 anni. Per i gruppi di persone in possesso di un permesso N, S, B, F (rifugiati) o F (stranieri ammessi provvisoriamente), la visita guidata e l'ingresso sono gratuiti. |
accessibility.sr-only.person_card_info Servizio di prenotazione
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Le indiane. Un tessuto dalle mille storie
Nel XVII secolo le indiane – tele di cotone stampate e dipinte provenienti dall’India – conquistano il mercato europeo. La nuova mostra temporanea al Museo nazionale presenta numerose di queste magnifiche tele, racconta la storia della produzione tessile, tematizza il patrimonio coloniale e ripercorre le rotte commerciali tra India, Europa e Svizzera.
Fino al secolo scorso il cotone era una delle merci più importanti al mondo. Da questa pianta, che cresce solo nelle regioni tropicali e subtropicali, si realizzano tessuti che, insieme al cotone grezzo, sono diventati uno dei prodotti commerciali più apprezzati. Le indiane hanno avuto un ruolo determinante: fin dai tempi precristiani, infatti, si sono sviluppate tecniche di tintura e di stampa che sono rimaste a lungo inaccessibili e hanno costituito il modello per le stampe su tessuto in Asia e in Europa.
Tessuti indiani con motivi insoliti, in seguito conosciuti con il nome di indiane, fanno la loro comparsa in Europa a partire dal XVI secolo. Nel XVII secolo alcuni ingegnosi uomini d’affari iniziano a ricreare queste stoffe, che un secolo più tardi vengono accolte con entusiasmo dal pubblico. Il loro utilizzo è estremamente variegato: vengono impiegate per realizzare abiti, tende, carte da parati o rivestimenti per poltrone e divani delle abitazioni dell’alta società. Il successo è tale da costringere la Francia a chiudere le frontiere per proteggere la produzione della seta nazionale, fornendo così nuove opportunità per la Svizzera e le aziende elvetiche che presto conquistano un ruolo importante nel settore dei tessuti di cotone.
All’inizio del XIX secolo, grazie all’avvento della rivoluzione industriale, gli europei riescono a produrre tessuti di cotone a prezzi molto più bassi. I flussi commerciali in seguito si invertono: l’India esporta il cotone come materia prima e allo stesso tempo importa tessuti di cotone più economici, che mettono in difficoltà la fiorente industria artigianale. I piccoli agricoltori perdono il lavoro, la povertà e la fame dilagano. La città di Bombay (l’odierna Mumbai) diviene il centro del commercio del cotone e si afferma un’industria tessile indipendente in rapida espansione. La società commerciale svizzera Gebrüder Volkart (l’odierna Volkart Holding AG), che alla fine del XIX secolo diventa uno dei maggiori esportatori di cotone al mondo, fonda la sua prima filiale a Bombay nel 1851.
Ma all’epoca la presenza svizzera nel subcontinente non si limita solo agli uomini d’affari. La società missionaria evangelica di Basilea «Basler Mission», fondata nel 1815, è attiva nel territorio con i suoi missionari, che sono stati inviati qui per convertire gli indiani, in particolare gli indù. È necessario però finanziare i servizi sociali, gli ospedali e le scuole che i missionari stanno costruendo. Si inizia così a trarre profitto dalle fornaci, tipografie e tessiture, ma allo stesso tempo si accende il dibattito sul fatto se sia lecito o meno realizzare dei guadagni con la missione.
Nel XX secolo, il cotone in India assume ancora una volta un ruolo importante. Dal 1930, il cotone filato e tessuto a mano, noto come khadi, diventa il simbolo del movimento di liberazione dell’India e il tratto distintivo del Mahatma Gandhi. Il fotoreporter svizzero Walter Bosshard immortala gli eventi di quel periodo con la sua macchina fotografica. Il suo reportage fotografico del 1930 ritrae Gandhi in un momento della sua vita privata mentre tesse a mano. E le foto fanno subito il giro del mondo.
La mostra che si tiene al Museo nazionale Zurigo presenta una selezione di tessuti indiani ed europei, tra cui preziose opere in prestito provenienti dalla Svizzera e dall’estero, e racconta inoltre il ruolo delle aziende svizzere nel settore dell’oro bianco: una storia fatta di interconnessioni, un esempio di come la storia svizzera sia legata direttamente alla storia mondiale.
Documenti
Immagini
Contatto per la stampa e Museo nazionale Zurigo
Archiv der Basler Mission, Basel
Historisches Museum Basel
Museum der Kulturen Basel
Schweizerische Nationalbibliothek, Bern
Galerie m Bochum
Musées d’art et d’histoire, Ville de Genève
Museum des Landes Glarus
Nationaal Museum Van Wereldculturen, Holland
The Israel Museum, Jerusalem
The British Library, London
Victoria and Albert Museum, London
Musée de l’Impression sur Etoffes, Mulhouse
Gemeinde Poschiavo/Museo Poschiavino: Sammlung Christen-Dorizzi, Poschiavo
Altes Archiv Gemeinde Saanen
Glarner Wirtschaftsarchiv, Schwanden
Club zur Geduld, Winterthur
Sammlung Fotostiftung Schweiz, Winterthur
Stadtarchiv Winterthur, Firmenarchiv Gebrüder Volkart
Archiv für Zeitgeschichte ETH Zürich
Museum Rietberg
Völkerkundemuseum der Universität Zürich
Schweizer Finanzmuseum, Zürich
Privatbesitz Familie Imhoof-Peter
Privatbesitz Verena Keller-Gamper
Privatbesitz Marie-Louise Peter
Privatbesitz J. &. J.H. Streiff Erben
Privatsammlungen
Direzione generale | Andreas Spillmann | |
Direzione del progetto e curatrice della mostra | Pascale Meyer | |
Coordinazione del progetto | Regula Moser | |
Collaborazione scientifica | Noëmi Crain Merz | |
Conservatrici della collezione di tessili | Andrea Franzen, Joya Indermühle | |
Praticante e collaborazione scientifica | Michael Brunner | |
Consulenza scientifica | Prof. Dr. Christof Dejung, Prof. Dr. Harald Fischer-Tiné, Prof. Dr. Angelika Malinar | |
Scenografia | Alex Harb | |
Grafica | Selina Locher, Valentin Pauwels und Andreas Hidber, accent graphe, Basel | |
Marketing e pubblicità | Andrej Abplanalp, Alexander Rechsteiner, Carole Neuenschwander, Anna-Britta Maag, Sebastiano Mereu | |
Relazioni pubbliche | Andrej Abplanalp, Sebastiano Mereu, Alex Rechsteiner | |
Audioguide | Texetera GmbH, Erik Thurnherr | |
Direzione tecnica | Debbie Sledsens, Mike Zaugg | |
Montaggio della mostra | Bachir Ezzerari, Marc Hägeli, Mike Roder, David Schwitter | |
Preparazione e assemblaggio degli oggetti | Nikkibarla Calonder, Anna Jurt, Elisabeth Kleine, Iona Leroy, Claudia Merfert, Françoise Michel, Elke Mürau, Carolin Muschel | |
Logistica degli oggetti | Christian Affentranger, David Blazquez, Reto Hegetschweiler, Simon d’Hollosy | |
Prestiti | Maya Jucker, Angela Zeier | |
Mediazione culturale | Stefanie Bittmann, Lisa Engi, Maria Iseli, Severin Marty | |
IT | Web | Thomas Bucher, flying koenig, Pasquale Pollastro, Danilo Rüttimann, René Vogel | |
Traduzioni | Laurence Neuffer, Nigel Stephenson, Tradukas | |
Carte | Maps & More, Karoline Kostka & Hans Hortig, Zürich |