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Mostrare tuttoDa ben 170 anni, ci sono sempre state sette persone alla guida della Confederazione Svizzera. Ma chi sono gli uomini e, dal 1984, le donne, che hanno assunto nel corso degli anni questo importante incarico? Una mostra al Museo nazionale Zurigo presenta queste importanti figure della nostra storia.
Ogni quattro anni l’Assemblea federale plenaria elegge sette cittadini svizzeri di ambo i sessi al Governo federale. La composizione del Consiglio federale deve essere il più possibile equilibrata. Ciò vale per l’appartenenza a un partito e a un cantone, per la lingua madre e, da alcuni anni a questa parte, anche il genere riveste un fattore importante. Ma chi sono i 119 cittadini svizzeri che dal 1848 sono alla guida della Confederazione? Il Museo nazionale Zurigo vuole offrire uno sguardo «dietro le quinte» nella vita di numerosi personaggi del panorama istituzionale.
Tra questi vi sono Fridolin Anderwert, che nel 1880 si suicidò a seguito di una feroce campagna contro di lui sulla stampa, o Emil Frey, che ha combattuto nella guerra civile americana e successivamente è entrato a far parte del Governo federale senza difficoltà, nonostante la sua doppia cittadinanza. O ancora Elisabeth Kopp, la prima donna a sedere nel Consiglio federale, e Constant Fornerod, che dopo il suo mandato ha diretto una banca ed è stato ritenuto responsabile del suo successivo fallimento, reato per il quale ha scontato diversi anni di carcere. Queste e altre storie sono raccontate all’interno della mostra.
Al centro dell’esposizione si può ammirare una replica della sala del Consiglio federale. La ricostruzione, di circa due terzi delle sue dimensioni originali, è stata realizzata dal gruppo artistico zurighese «Kollektiv Krönlihalle». Tutti coloro che sognano un giorno di essere eletti al Governo federale possono concedersi una «seduta di prova». Fanno da contorno all’esibizione diversi regali da tutto il mondo, ricevuti dal Governo svizzero nel corso degli anni. Tra questi si può ammirare il diario dell’imperatrice Elisabetta d’Austria. «Sisi», com’è conosciuta dai più, lo lasciò in eredità alla Confederazione Svizzera perché temeva che i suoi scritti sarebbero stati distrutti nel suo Paese. Nel suo diario, infatti, l’imperatrice criticava sia la vita di corte che la monarchia austriaca.