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Mostrare tuttoSfruttamento. Distruzione. Protezione. Nel corso dei secoli, il nostro rapporto con il bosco è cambiato profondamente. Una nuova esposizione al Museo nazionale mostra come questo cambiamento ha influenzato la cultura, l’arte e anche la letteratura.
Il bosco, sfruttato dall’uomo da secoli, viene progressivamente devastato dalla crescente industrializzazione che ha avuto inizio nel XIX secolo, causando la scomparsa di gran parte della fauna e della flora. Tuttavia, qualcuno ha saputo guardare oltre gli aspetti economici. Figure come Paul Sarasin (1856-1929), naturalista e cofondatore del Parco nazionale svizzero, si sono impegnate a proteggere la natura, portando gradualmente a un cambiamento di mentalità in alcuni settori della società. Rifiutando lo sfruttamento brutale, si è assistito a una graduale presa di coscienza della necessità di preservare meglio la natura, gettando così le basi verso la protezione dell’ambiente. Ma questo «viaggio» non può fermarsi alle frontiere nazionali, come dimostra, ad esempio, l’impegno radicale di Bruno Manser, che negli anni Ottanta si è recato nel Borneo per unirsi ai nomadi che vivono nella foresta e lottare con loro contro la deforestazione. Un impegno che Manser alla fine ha pagato con la sua vita. I suoi diari riccamente illustrati, che si possono vedere nella mostra, raccontano la sua esperienza attraverso un mix di linguaggio e disegni.
Il nostro rapporto ancestrale con il bosco si riflette anche in numerose opere artistiche e letterarie. Tuttavia, questo legame si è continuamente evoluto. Mentre gli artisti e gli scrittori romantici vedevano il bosco come un rifugio e una fonte di tranquillità in un mondo sempre più frenetico, la modernità classica l’ha trasformato nella più pura forma di estetica e di sublimità.
Nell’arte del XX secolo, il tema del bosco ha assunto sempre più il valore di un manifesto politico contro la distruzione dell’ambiente. Questa idea fondamentale è radicata ancora oggi, anche se le forme e i mezzi di comunicazione sono diversi da qualche decennio fa. Allo stesso tempo, le visioni del romanticismo sono più presenti che mai, ritraendo il bosco come il luogo per eccellenza di meditazione, pace e relax. Come allora, viviamo in un mondo frenetico dove sempre più persone sono alla ricerca di un posto tranquillo in cui rifugiarsi.
La mostra si conclude con la scultura dell’albero di Ugo Rondinone, che rappresenta più di un solenne avvertimento contro il cambiamento climatico. Altre opere di artisti contemporanei come Guido Baselgia, Denise Bertschi, Julian Charrière, Franz Gertsch, Shirana Shahbazi o Thomas Struth mostrano che oggi possiamo vivere il bosco come un vasto insieme. I visitatori possono inoltre sedersi nell’«arena per un albero», allestita nel cortile interno del museo, e meditare sul futuro di questo bene prezioso. Al centro di quest’opera di Klaus Littmann sorge un albero spoglio che invita il pubblico a riflettere sul suo rapporto con il bosco.