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La techno è molto più di bassi vibranti: oltre alla musica, che si declina in innumerevoli sottogeneri, la cultura techno comprende anche moda, grafica, design e danza. I primi brani techno, come «No UFO's» di Juan Atkins, prodotto a partire da un drum computer e influenzato da film di fantascienza, testimoniano dello sviluppo tecnologico e dello spirito degli anni 1980. È allora che la techno si diffonde da Detroit in Europa ed anche in Svizzera. Eventi techno non tardano a essere organizzati in Svizzera che diventa un polo di attrazione per DJ di fama internazionale. La Street Parade di Zurigo, il più grande e importante evento techno al mondo, ha fatto di questa cultura una delle tradizioni viventi del nostro Paese. La techno si articola principalmente intorno alla pratica del ballo condiviso in club, in edifici industriali dismessi e all'aperto. In questi spazi di libertà, i e le raver esprimono la loro personalità ed indossano abiti creati appositamente per fare un’entrata in grande stile nella pista da ballo. Se la techno è un inno alla pace, all'amore e alla tolleranza, deve anche affrontare sfide come le lamentele per il rumore, l'abuso di droghe e la gentrificazione.
La mostra al Museo Nazionale Zurigo mette in luce una cultura che ancora oggi risveglia l’entusiasmo di milioni di persone in tutto il mondo. In un negozio di dischi appositamente allestito per la mostra e grazie a installazioni video e audio, le visitatrici e i visitatori sperimentano l’evoluzione della musica elettronica e le dimensioni sociali, politiche, economiche ed estetiche della cultura techno in Svizzera.

La porta d’acciaio dalla storia movimentata è un simbolo della musica techno, una cultura che oggi viene sempre più riconosciuta come parte del patrimonio culturale immateriale. Negli anni Venti la porta chiudeva la camera blindata di un grande magazzino di Berlino. Dopo la caduta del muro, un gruppo di giovani impegnati nell’organizzazione di feste fondò il Club Tresor, un’importante vetrina della techno di Detroit a Berlino. Il club, che dal 2007 ha una nuova sede, rappresenta ancora oggi un importante punto di riferimento per gli eventi techno. La porta è ora ospite a Zurigo, in cui la techno ha lasciato un importante segno.
Porta d’acciaio del Club Tresor, 1991–2005, precedemente porta della camera blindata della Banca Wertheim, Berlino, 1927
Collezione privata Dimitri Hegemann

TECHNO
Visite guidate per i gruppi privati
Visita guidata attraverso la mostra «TECHNO».
Visita guidata: 1 ora
Visite guidate sono possibili fuori dall'orario di apertura: lunedì – venerdì tra le ore 9.30 e le ore 19.45. Sabato e domenica tra le ore 10.00 e le ore 17.00.
Iscrizione: |
due settimane in anticipo |
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Durata: |
60 minuti, altre offerte su richiesta |
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No. di partecipanti: |
25 persone al massimo |
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Costi: |
CHF 180 per la visita guidata, più l’entrata a tariffa ridotta di CHF 10 per persona. Ingresso libero per bambini e ragazzi fino ai 16 anni. Per i gruppi di persone in possesso di un permesso N, S, B, F (rifugiati) o F (stranieri ammessi provvisoriamente), la visita guidata e l'ingresso sono gratuiti. |
accessibility.sr-only.person_card_info Servizio di prenotazione
openinghours.days.long.monday Aperto fino alle openinghours.days.long.friday openinghours.openfromto.long

TECHNO: Visita panoramica
Secondario I e II
Visita guidata attraverso la mostra «TECHNO».
Visita guiadata: 1 ora
Visite guidate per classi scolastiche in Svizzera sono gratuite.
Visite guidate in italiano, anche al di fuori dell'orario di apertura. Visite guidate per classi scolastiche in Svizzera sono gratuite.
Iscrizione: |
almeno due settimane in anticipo |
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Durata: |
1 ora, altre offerte su richiesta |
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Numero di partecipanti: |
25 persone al massimo |
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Costi: |
entrate e visite guidate per classi scolastiche svizzere sono gratuite. |
accessibility.sr-only.person_card_info Servizio di prenotazione
openinghours.days.long.monday Aperto fino alle openinghours.days.long.friday openinghours.openfromto.long
Anno: 1978. Etichetta: Kling Klang. Luogo: Germania / Düsseldorf. Generi: electro, synth pop
«Die Roboter» illustra l’approccio avanguardistico del gruppo Kraftwerk nell’uso delle sonorità sintetiche. Le voci robotiche si combinano con ritmi precisi e melodie futuristiche. Emerge così la fascinazione della band per il ruolo dei robot e le interazioni tra uomo e macchina. I Kraftwerk hanno aperto le porte della musica elettronica a generazioni di produttori, dall’hip hop alla techno e oltre.
2. "Bostich (N’est-ce pas)" di Yello
Anno: 1981. Etichetta: Ralph Records. Luogo: Svizzera / Zurigo. Generi: new wave, experimental pop
Con l’inconfondibile voce dark di Dieter Meier, combinata con il sound design cinetico di Boris Blank e Carlos Perón, gli Yello si sono affermati come gruppo pioniere d’avanguardia nella manipolazione sampling, simile a The Art Of Noise. Il loro stile eccentrico e sofisticato rimane un punto di riferimento per il crossover sperimentale tra techno e pop.
3. "Dancing Ghosts" di Chris & Cosey
Anno: 1984. Etichetta: CTI. Luogo: Gran Bretagna / Londra. Generi: industrial, minimal synth
Nato dalla scissione del gruppo Throbbing Gristle, di cui erano membri assieme a Genesis P-Orridge e Sleazy, il duo Chris Carter e Cosey Fanni Tutti ha esercitato un’importante influenza in ambito musicale e non, già prima dell’avvento della techno. Questo bellissimo classico, che unisce goth, exotica ed electro-pop, rimane una pietra miliare nello sviluppo delle sonorità elettroniche d’avanguardia.
4. "Time Space Transmat" di Model 500
Anno: 1985. Etichetta: Metroplex. Luogo: USA / Detroit. Genere: electro funk
Prodotto da Juan Atkins (che prima faceva parte dei Cybotron con Richard 3070), «Time Space Transmat» ha contribuito a definire il DNA di un’intera generazione di produttori techno di Detroit, gettando le basi per un intero movimento della cultura moderna della danza. Una musica futuristica e meccanica combina afro-futurismo, affilate sequenze di batteria e bassline funkadeliche.
Anno: 1987. Etichetta: Trax Records. Luogo: USA / Chicago. Genere: acid house
Tra le prime del suo genere, «Acid Tracks» ha cambiato la musica dance con le sue bassline stridenti (Roland TB-303) e i pattern di batteria ridotti. La pionieristica appropriazione indebita di nuove tecnologie da parte di DJ Pierre e Spanky introdusse una forma fluida di ritmi di danza crudi e psichedelici, che fece precipitare la cultura dei club europei nella «mania perversa dell’acid house».
Anno: 1989. Etichetta: Big Life. Luogo: Gran Bretagna / Londra. Genere: ambient house
Questa composizione di 19 minuti straripante e onirica di Jimmy Cauty (The KLF) e Alex Paterson (The Orb) fondò il genere dell’ambient house. Arrangiamenti eterici al sintetizzatore e campioni vocali fluttuanti (Minnie Ripertons «Loving You») si intrecciano a ritmi lontani. La fusione dei The Orb ha ridefinito il genere elettronico contemporaneo, influenzando le scene chill out e trance e rappresentando in maniera esemplare il genere delle lunghe storie sonore formali.
Anno: 1991. Etichetta: Underground Resistance. Luogo: USA / Detroit. Generi: techno, rave
Questa traccia implacabile e ad alta energia del progetto di resistenza underground X-101, composto a Detroit da Mad Mike, Jeff Mills e Robert Hood, incarna la libertà, l’intensità e lo spirito crudo, selvaggio, senza filtri e senza compromessi dei primi rave. Con i suoi bassi martellanti e i suoi accordi distopici al sintetizzatore, è diventato un marchio di fabbrica dell’epoca e ha definito lo spettro più duro e industrial della musica dance underground.
8. "The Age Of Love (Jam & Spoon Watch Out For Stella Mix)" di The Age Of Love
Anno: 1992. Etichetta: React. Luogo: Belgio / Mouscron. Genere: trance
Questo remix di Jam & Spoon fece della versione originale di «The Age Of Love» un momento epocale della trance, favorendo il graduale imporsi di sonorità euforiche e più melodiche nella scena dei club. Ha gettato le basi del genere in tutto il mondo e rimane fino a oggi ineguagliato.
9. "Phylyps Track II/II" di Basic Channel
Anno: 1994. Etichetta: Basic Channel. Luogo: Germania / Berlino. Generi: dub techno, minimal techno
Un capolavoro del minimalismo, un lungo, monotono, ipnotico viaggio tra beat taglienti e ripetitivi e testure abrasive inondate di riverberi. Moritz von Oswald e Mark Ernestus propongono la fusione senza tempo di strutture ritmiche meccaniche ed estetica dub organica che è diventata il modello distintivo di una techno al di là delle frontiere dei generi.
10. "Global Warning (Underground Mix)" di Kelli Hand aka K-Hand
Anno: 1995. Etichetta: Acacia Records. Luogo: USA / Detroit. Generi: house, techno
La first lady della techno di Detroit presenta una fusione senza soluzione di continuità, inconfondibile nel suo stile, di house soulful e swinging techno con la sua Etichetta Acacia, in un periodo degli anni Novanta in cui la scena era dominata dagli uomini. Il suo stile di produzione raffinato l’ha resa una delle pioniere più influenti, ma spesso ignorata, del suono elettronico di Detroit.
11. "Fackeln im Sturm" di Grungerman
Anno: 1997. Etichetta: Profan/ Kompakt. Luogo: Germania / Colonia. Generi: sperimentale, techno di ispirazione Krautrock
Questo è uno dei tanti brani che fanno di Wolfgang Voigt uno dei più importanti rappresentanti di un approccio tedesco rude, estetico e progressivo alla musica elettronica (dance): una fusione unica di ritmi lineari moderni, testure ruvide e sound design granulare, un ponte tra minimalismo programmato ed energia pop.
12. "Windowlicker" di Aphex Twin
Anno: 1999. Etichetta: Warp Records. Luogo: Gran Bretagna / Cornwall. Generi: IDM (Intelligent Dance Music), breakbeat
Un pezzo avanguardistico che combina ritmi complessi, samples sbozzati e melodie cupe, attestando la magia con cui Aphex Twin sa superare i confini sonori. Il suo surreale, fantasmagorico video musicale, curato da Chris Cunningham, ha fatto epoca con la sua fusione unica di IDM e richiami al mainstream. Alla pari dei Kraftwerk, le produzioni di Aphex Twin rappresentarono per una nuova generazione di artisti una porta di accesso a nuovi suoni e nuove possibilità.
TECHNO
A partire dagli anni 1990 la cultura techno ha profondamente influenzato non solo la musica, ma anche la moda, la grafica e la danza svizzera. Espressione di cambiamenti sociali, la scena techno ha rivendicato per sé sempre nuovi spazi di libertà, contribuendo al mutamento del paesaggio urbano. La mostra TECHNO al Museo nazionale Zurigo illustra questi sviluppi in tutte le loro sfaccettature.
Le origini della techno risalgono alla Detroit degli anni 1980. Ispirati dalla fantascienza e dai suoni elettronici prodotti da drum machine e da sintetizzatori, alcuni musicisti afroamericani come Juan Atkins sviluppano un nuovo sound caratterizzato da forte ritmicità. Attraverso l’Inghilterra e la Germania, la techno trova la sua via in Svizzera, dove conosce una repentina diffusione. In club, edifici industriali dismessi o all’aperto sorgono nuovi luoghi dove ballare collettivamente.
Pietra miliare della cultura techno svizzera è la prima Street Parade svoltasi a Zurigo nel 1992 ed ispirata alla Love Parade di Berlino. La Street Parade, che è oggi il più grande techno-party al mondo, contribuisce a fare della cultura techno una tradizione vivente della Svizzera.
La techno vive dell’apporto reciproco di diverse discipline creative. Il sampling (campionatura) e il collage caratterizzano non solo la musica, ma anche la grafica e la moda. I designer svizzeri e le designer svizzere esercitano, con innovativi caratteri tipografici, un’influenza profonda sulla identità visiva della techno. Nell’abbigliamento, i confini tra subcultura e alta moda sono fluidi: non sorprende, così, riconoscere elementi della cultura techno sulle passerelle internazionali. La techno lascia il segno anche in termini di tolleranza e di diversità: definisce spazio di libertà, cementa comunità e sperimenta in ambito culturale.
Il cammino della techno non è però sempre privo di ostacoli. Restrittive leggi di ristorazione tutelano a lungo la quiete notturna e prevengono l’abuso di alcool. Fino alla metà degli anni 1990, queste leggi rendono difficile allestire eventi e fondare nuovi club. La scena reagisce organizzando feste in luoghi improvvisati e senza autorizzazione o occupando spazi illegalmente. Con la crescita fulminante e l’euforia del movimento techno emergono altri aspetti negativi: spesso la musica viene percepita come molesta e si moltiplicano denunce per disturbo della quiete pubblica. Alla vita notturna appartengono anche la perdita di controllo e la ricerca di ’estasi, così che non mancano i problemi legati al consumo di droga. Offerte di prevenzione innovative come il drug checking vi cercano di porre un argine.
La mostra, concepita in collaborazione con alcuni protagonisti e alcune protagoniste della techno svizzera, propone una panoramica ricca di sfaccettature su una scena che ha esercitato un grande influsso sul piano culturale e sociopolitico e che ha coinciso con l’emergere di un movimento giovanile. Un negozio di dischi appositamente allestito, istallazioni video e audio che danno voce a chi ha direttamente vissuto gli eventi nonché numerosi oggetti per la prima volta esposti in un contesto museale fanno rivivere, anche a chi non è mai stato a contatto con il fenomeno, l’evoluzione della cultura della quale la scena techno è l’espressione e il cambiamento sociale che l’accompagna.
Oltre a offerte didattiche per le scuole, la mostra propone un vasto programma di accompagnamento con occasioni di incontro dentro e fuori il museo, tavole rotonde ed eventi nonché tre giornate di festa e di danza nella corte interna del museo.
Immagini
Contatto per la stampa e Museo nazionale Zurigo
- Direzione generale Denise Tonella
- Direzione del progetto Luca Tori
- Curatrici e Curatori della mostra e concezione Joya Indermühle, Michael Kempf, Bjørn Schaeffner, Luca Tori, Maxi Weibel
- Supporto curatoriale alla mostra Heidi Amrein
- Scenografia Alex Harb
- Concezione grafica Büro Destruct, Marc Brunner, Lorenz Gianfreda, Heinz Reber
- Coordinazione del progetto Sophie Dänzer
- Consulenza scientifica Daniel Allemann, Marie-Avril Berthet, Alexander Bücheli, Mikael Robert Dürrmeier, Erika Hebeisen, Heiko Hornung, Markus Kenner, Robert Lzicar, Arnold Meyer, Dominique Schori, Viola Zimmermann
- Comitato consultivo Roman Aebersold, Günhan Akarçay, Heidi Amrein, Beat Högger, Sabrina Médioni, Denise Tonella
- Controllo del progetto Sabrina Médioni
- Mediazione culturale Lisa Engi, Vera Humbel, Jörg Ramel
- Direzione tecnica Ladina Fait, Mike Zaugg
- Allestimento della mostra Ira Allemann, Marc Hägeli, Philippe Leuthardt, Sophie Lühr, Julia Rusterholz, Dave Schwitter
- Direzione dei lavori di conservazione Tino Zagermann
- Conservazione e montaggio degli oggetti Anna Jurt, Iona Leroy, Charlotte Maier, Gaby Petrak, Alexandra Schorpp, Tino Zagermann, Christian Alder, Sabine Flückiger, Dana Freyberg
- Logistica degli oggetti e montaggio degli oggetti David Blazquez, Christian Affentranger, Simon D'Hollosy, Reto Hegetschweiler, Aymeric Nager
- Prestiti Laura Mosimann, Cristina Kaufmann, Claudio Stefanutto, Samira Tanner
- Fotografia Jörg Brandt, Felix Jungo
- IT | Web Günhan Akarçay, Thomas Bucher, Danilo Rüttimann, Pasquale Pollastro
- Postazioni interattive Alex Baur, Ueli Heiniger; Libido Music AB / Rumtiden Idea Lab
- Interviste video e audio Zürcher Hochschule der Künste, Fachrichtung Cast / Audiovisual Media - Department Design, Ronja Bollinger, Nico Lypitkas, Nicholas Schärer, Tillo Spreng, Chiara Felicia Temmel
- Sounddesign Zürcher Hochschule der Künste, Fachrichtung Cast / Audiovisual Media - Department Design, Simon Grab
- Marketing e comunicazione Anna-Britta Maag, Sebastiano Mereu, Carole Neuenschwander, Alexander Rechsteiner
- Grafica pubblicitaria Büro Destruct, Marc Brunner, Lorenz Gianfreda, Heinz Reber
- Traduzioni Martina Albertini, Laurence Neuffer, Bill Gilonis, Language Factory Zoebeli, Communications AG
Ringraziamenti speciali
Marcel Ackerknecht, Stefan Altenburger, Stefan Berger, Garance Bonnard, John Bürgin, Thomas Burkhalter, Gabriela Diez, Olivier Ducret, Manuel Fischer, Helmut Josef Geier, Michel Häberli, Tara Hill, Sarah Hunziker, Nicola Kazimir, Markus Kenner, Petar Klingel, Yann Laville, Robert Lzicar, Michel Masserey, Philipp Meier, Tobi Müller, Thierry Naner, Jonatan Niedrig, Fiona Rody, Dominik Rogenmoser, Jannik Roth, Luca Tavaglione, Isabelle von Walterskirchen, Iman Waser, Diego Zweifel
Studierende der Zürcher Hochschule der Künste, 2022; Teilnehmende der Runden Tische in Zürich, 2023–2024
- MoMu, Fashion Museum Antwerp
- Amenthia Recordings, Basel
- Nordstern Club, Basel
- Daniel Pflumm, Berlin
- Ottolinger, Berlin
- Tresor, Berlin
- Bjørn Schaeffner, Bern
- Büro Destruct, Bern
- Sassy J, Bern
- ClubCultureCH, Bern
- Museum für Kommunikation, Bern
- Pharmazeutisches Kontrolllabor des Kantons Bern
- Robert Lzicar, Bern
- Taktvoll, Bern
- Dimitri Stransky-Heilkron, Binz
- Idil Vice, California
- SMEM - Swiss Museum for Electronic intruments, Fribourg
- Marco Repetto, Hinterkappelen
- Musée historique Lausanne
- Alexandre Herkommer, Lausanne
- Olivier Ducret, Les Emibois
- Luca Tavaglione, DJ Lukas aka Raimond Ford, Lugano
- Helmut Josef Geier, DJ Hell, München
- Susanne Bartsch, New York
- Stephan Imfeld, Pfäffikon
- Manon Maeder, Stechelberg
- Jenny Jost, Winterthur
- L'ALTRO DESIGN, Erlenbach
- Audio Vinyl, Zürich
- Christoph Soltmannowski, Zürich
- Club Zukunft, Zürich
- Drogeninformationszentrum Stadt Zürich
- dzart, Zürich
- Heidi Taktlos, Zürich
- Heiko Hornung, Zürich
- François Chalet, Zürich
- Hive, Zürich
- Jürg Schmid, ZürichLethargy, Zürich
- Michel Häberli, Zürich
- Nathalie Brunner, Zürich
- opcor, Zürich
- Petar Klingel, Zürich
- Phonag Records AG, Zürich
- Thomas Bischofberger, Zürich
- Thomas Müller, Zürich
- Ueli Steinle, Zürich
- Verein Les Belles de Nuit, Zürich
- Verein Street Parade, Zürich
- Viola Zimmermann, Zürich
- Alfred Eicher
- Annelies Štrba
- Arsène Saheurs
- Benoît Peverelli
- Bogomir Doringer
- Christian Helmle
- Daniel Pflumm
- Felix von Muralt
- Giovanni Lanni
- Luzia Broger
- Mirosch Gerber
- Mischa Haller
- Nicola Joanna van Zijl
- Patrick Ramseier
- Philipp Mueller
- Rafael Kozdron
- Rita Palanikumar