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L'installazione resterà chiusa dal 28 ottobre 2024 al 13 gennaio 2025 a causa della mostra «Natale e presepi».
Anche in Svizzera lo Stato era solito intromettersi nella vita delle persone che non corrispondevano alla norma sociale. Tuttavia, ad essere stati colpiti dalle cosiddette «misure coercitive a scopo assistenziale», non sono stati solo gli adulti, ma anche centinaia di migliaia di bambini e giovani fino agli anni Ottanta. Quest’ultimi venivano sottratti ai genitori o ad altre persone di riferimento e collocati in istituti e famiglie affidatarie. Molti di loro hanno subito violenze e abusi, sono stati costretti a svolgere lavori estremamente duri e non hanno avuto modo di completare la loro istruzione scolastica. Nella videoinstallazione, le persone coinvolte raccontano le loro storie personali, come hanno vissuto questo periodo, come il loro passato continui a pesare sulle loro vite e perché oggi sentono il bisogno di condividere le loro esperienze.
Il formato
Non tutti gli sviluppi che hanno caratterizzato il recente passato della Svizzera possono essere rappresentati nella loro complessità mediante oggetti. Il formato «Esperienze della Svizzera» si concentra di conseguenza sui testimoni contemporanei. I loro destini e le loro esperienze offrono al pubblico del museo uno sguardo plurale sulla storia recente della Svizzera. Il tema cambia ogni anno. Il formato non ricorre a oggetti e consiste in una proiezione immersiva di grande formato con audio in cuffia e una postazione di approfondimento con informazioni sugli ultimi risultati della ricerca e sul contesto storico-culturale in cui l’argomento trattato si inserisce.
Esperienze della Svizzera – collocamenti extrafamiliari
Fino agli anni Ottanta, in Svizzera i bambini venivano sottratti ai genitori o a chi si prendeva cura di loro e affidati a famiglie affidatarie o adottive. Molti di loro hanno subito violenze e abusi. Dieci testimoni diretti raccontano le loro storie personali in un’installazione video.
Solo nel XXI secolo è giunto alla ribalta dell’opinione pubblica un capitolo oscuro della storia svizzera: l’ingerenza dello Stato nella vita delle persone i cui comportamenti non corrispondevano alla norma sociale con cosiddette misure coercitive a scopo di assistenza. Ad essere colpiti non furono solo gli adulti, ma fino agli anni Ottanta anche centinaia di migliaia di bambini e giovani. Quest’ultimi furono sottratti ai genitori o a chi si prendeva cura di loro – spesso contro la loro volontà – e affidati a istituti e famiglie affidatarie o adottive. In molti casi, chi fu oggetto di queste misure ha sofferto gravemente e la sua integrità fisica, psicologica o sessuale o il suo sviluppo mentale sono stati direttamente e gravemente pregiudicati.
Alle collocazioni extrafamiliari dei bambini e dei giovani in Svizzera è dedicata la seconda edizione del formato «Esperienze della Svizzera» al Museo nazionale Zurigo. «Esperienze della Svizzera» non presenta oggetti e consiste in una proiezione di grande formato e immersiva con audio in cuffia e in una postazione di approfondimento che contestualizza il tema collocandolo nella storia culturale. Al centro ci sono i racconti di dieci testimoni diretti.
Armin (*1927) racconta, ad esempio, che la madre non sposata fu costretta a darlo in adozione. Dopo un soggiorno nell’orfanatrofio di Thalwil, visse per due anni con una famiglia affidataria, prima di essere collocato nel 1934, per motivi di costi, nel riformatorio «Sonnenberg» di Kriens (LU). Nell’istituto Armin e altri bambini dovettero subire punizioni corporali e psichiche. Solo a partire dai 18 anni Armin poté finalmente decidere autonomamente della propria vita.
Un destino altrettanto crudele è toccato a Uschi (*1952), che fu sottratta alla madre jenisch e come Armin collocata in famiglie affidatarie, orfanatrofi e riformatori. Dopo anni di abusi, la quattordicenne venne violentata dallo zio. Mentre quest’ultimo riuscì a cavarsela senza punizione, Uschi fu internata nel riformatorio «Zum guten Hirten» (Dal buon pastore) di Altstätten (SG). Oltre 3500 pagine di documenti testimoniano i pregiudizi contro gli jenisch da parte delle autorità e del personale degli istituti.
I dieci testimoni diretti rappresentano centinaia di migliaia di persone colpite in Svizzera. Per le interviste sono state scelte persone provenienti da tutte le regioni del Paese. Nessuno di loro raccontava per la prima volta la sua esperienza. Ci vuole coraggio per parlare di un vissuto difficile e traumatico davanti a una telecamera. Tanto più importanti sono i loro racconti e il loro impegno per elaborare quanto avvenuto, facendo valere i diritti delle persone colpite.
L’istallazione video può essere vista dal 5 luglio al 27 ottobre 2024 e dal 14 gennaio fino al 27 aprile 2025 al Museo nazionale Zurigo.
Il tema delle misure coercitive a scopo di assistenza e dei collocamenti extrafamiliari è stato approfondito scientificamente negli ultimi anni. Tra l’altro, il programma nazionale di ricerca 76 «Assistenza e coercizione» (PNR 76) si è occupato dei meccanismi di cura e coercizione nel passato, nel presente e nel futuro. Come passo successivo, l’Ufficio federale di giustizia promuove e sostiene progetti per divulgare i risultati della ricerca scientifica. Tra questi una mostra itinerante nazionale che sarà inaugurata nell’ottobre 2025 al Musée Historique Lausanne e sarà esposta in varie altre sedi fino alla fine del 2027. L’attuale installazione al Museo Nazionale Zurigo non è legata a questa mostra itinerante, ma intende essere un contributo alla conoscenza di questo capitolo della storia svizzera.
Immagini
Contatto per la stampa e Museo nazionale Zurigo
- Direzione generale Denise Tonella
- Direzione del progetto Rebecca Sanders
- Curatela Michael Kempf, Rebecca Sanders, Loretta Seglias
- Scenografia Alex Harb
- Interviste Loretta Seglias, Denise Tonella
- Proiezione Maurizio Drei, Michele Innocente
- Collaborazione scientifica Jasmin Mollet
- Comitato consultivo Günhan Akarçay, Heidi Amrein, Beat Högger, Markus Leuthard, Sabrina Médioni, Denise Tonella
- Controllo del progetto Sabrina Médioni
- Direzione tecnica Mike Zaugg
- Allestimento della mostra Ira Allemann, Sophie Lühr, Marc Hägeli, Dave Schwitter, Philippe Leuthardt
- IT | Web| Postazioni interattive Thomas Bucher, Danilo Rüttimann, Alex Baur, Thomas Bucher, Ueli Heiniger, Immensive SA, Tweaklab AG, Office 104/Nu Hoai Nam Ton
- Marketing e comunicazione Andrej Abplanalp, Anna-Britta Maag, Sebastiano Mereu, Carole Neuenschwander, Alexander Rechsteiner
- Grafica pubblicitaria Resort GmbH für Visuelle Kommunikation
- Traduzioni Martina Albertini, Thomas Bochet, Marie-Claude Buch-Chalayer, Bill Gilonis, Barbara Meglen, Laurence Neuffer, Maël Roumois, Geoffrey Spearing, Luca Tori
Ringraziamo i e le testimoni per la loro preziosa partecipazione: Alain, Armin, Danielle, Heinz, Karin, MarieLies, Mario, Michael, Sergio, Uschi
Un ringraziamento va anche a tutti coloro che hanno contribuito alla piattaforma “Volti della Memoria”
Per le riprese in Svizzera romanda, ringraziamo Patrick Gyger, direttore generale di Plateforme 10